“Nelle radici del nostro futuro” (50 anni di storia del CSI Padova)
Scritto da Guglielmo Frezza (88 Mb)

Le origini

Il Comitato di Padova nasce nel 1945 in seno all’Azione Cattolica cittadina. Le sue origini non potevano che essere lo specchio del dopoguerra: dense di grande entusiasmo e al contempo incerte, in continua ricerca di una struttura propria, capace di offrire a tutti gli uomini un nuovo senso comunitario ed una identità propria.
Il primo documento scritto in cui compare il nome del Csi Padova, e in cui si và specificando la mission del Comitato, è il Bollettino Dicesano del 1945, in cui il Csi è descritto quale “opera promossa dalla Gioventù Cattolica Italiana con il compito di disciplinare, coordinare e sviluppare le attività sportive (…) guardando ad esse con spirito cristiano, e cioè come ad un valido mezzo di salvaguardia morale, di perfezionamento psico-fisico e come strumento di apostolato”.
Nello stesso anno nasce anche la Fari, la sezione sportiva femminile di Azione Cattolica: la Fari e il Csi opereranno parallelamente, fino a fondersi nel 1950 sotto la figura dell’unico presidente Vinicio Dalla Vecchia.

In questo stretto connubio tra Diocesi-Azione Cattolica e Csi, il Csi inizia la propria avventura sportiva. I Vescovi italiani, scrivono in questi anni un documento dedicato alle Associazioni Sportive: “l’ora che volge è grave: apparisce colma di germi, di fremiti, di aspettative e sembra precipitare insieme con gli avvenimenti: ruit hora!”. Reagite! Alzatevi! Intimavano i Vescovi: l’Azione Cattolica e il Csi interpretarono questo appello muovendo i primi passi a partire dalle parrocchie, impegna dosi nella costruzione degli impianti sportivi all’interno dei patronati.
Ne seguirono pochi anni dopo, nel 1947 l’organizzazione di attività sportive estive, quali i soggiorni alpini, i campeggi femminili, le escursioni in montagna, l’animazione sportiva all’interno dei campus parrocchiali: nel 1950 la proposta sportiva del Csi era strutturata in animazione sportiva estiva e in piccoli campionati-tornei di calcio, pallacanestro e pallavolo per un totale di 200 tesserati.

Gli anni ‘50 e ‘60

E’ dagli anni ’50 in poi che il Csi Padova vive un rapido sviluppo: i tesserati iscritti ai campionati crescono esponenzialmente e arrivano le prime richieste per l’atletica leggera e per il tennistavolo. Anche la struttura interna del Comitato và via via delinandosi con precisione: viene aperto l’ufficio del Csi presso Casa Pio X, fondato l’archivio tesseramento e redatto il primo notiziario settimanale Csi consultabile dagli iscritti. Sul versante legale, il Csi stipula la prima copertura assicurativa a favore dei propri tesserati, introduce le visite mediche sportive e attua le prime convenzioni nazionali con le Federazioni, consentendo l’inserimento di operatori ed atleti federali nelle proprie fila.
Il proprium di questo decennio è rappresentato dalla “nascita” della Società Sportiva. Fino ad allora esistevano singole squadre, formate dai soli atleti, che disputavano tornei; il Csi propone il cambio linguistico a “società” poiché questa ben esprimeva il progetto di partecipazione collettiva all’avvenimento sportivo. Non solo gli atleti erano protagonisti, ma anche i genitori, i parroci, i dirigenti dovevano ritenersi parte in causa, formatori in prima linea. Si delinea lentamente il filone “formativo” del Csi: lo sport quale risultato della cooperazione tra atleti e dirigenti-formatori; le gare in campo quale momento costitutivo di un percorso associativo finalizzato alla crescita della persona, non solo alla vittoria in campo.
Nel 1957 l’esigenza formativa investe anche il settore arbitrale: l’arbitro era solo un “vigile” di gara o a lui spettava il compito di trasmettere il “valore della regola”? Mons. Contran, storico consulente ecclesiastico del Comitato dal 1954 al ’74, avvia i corsi di formazione per gli arbitri di calcio, composti da una sezione tecnico sportiva e da una squisitamente formativa. Pochi anni dopo i corsi vengono estesi agli arbitri di pallavolo e ai giudici di atletica.
Il decennio successivo rappresenta un consolidamento dell’ascesa sportiva del Comitato: le società continuano ad ingrossare le fila dei campionati, i corsi di formazione proseguono con successo: nel 1960 le società sono 51 e i tesserati 1300, numeri che diedero ragione all’ingresso del Comitato alle fasi Nazionali dei Campionati. Nel giugno del 1960 la Soc. Gianesini vince il campionato nazionale pallacanestro, categoria ragazzi; Renzo Strazzacappa della Soc. Zovon si qualifica primo ai campionati nazionali di corsa campestre, Dino Zandegù vince il campionato nazionale ciclismo, categoria dilettanti: sono solo alcuni nomi degli atleti Csi che primeggiano nelle fasi Nazionali.
Dal 1965 all’attività istituzionale, si aggiungono la sezione di “filatelia” e di “aereomodellismo”: erano la dimostrazione che la vita associativa di Comitato era ormai giunta a maturazione, capace di ospitare campi collaterali allo sport, figli della dimensione valoriale del Csi.

Gli anni ‘70 e ‘80

Nell’agosto del 1968 De Marzi rassegna le dimissioni da presidente “storico” di Comitato (1955-67), lasciando l’incarico a Bruno Grassetto: sono anni di svolta nella storia del Csi, obbligato a ripensare in profondità al modello di sport che intende presentare e perseguire. I rapporti con l’AC, con lo sport federale, con gli enti locali, rappresentano il triangolo entro cui il Comitato deve decidere la propria collocazione. Già nel 1968 il Csi diviene autonomo rispetto ad Azione Cattolica; nel 1971 la Fari (sez. femminile) scompare, fondendosi completamente con il Csi: in quell’anno viene redatto un nuovo statuto che modifica le noprme per l’elezione del Consiglio Provinciale, fino ad allora composto per la metà da membri appartenenti ad Ac. Stava sotto a queste modifiche statutarie una nuova concezione di Associazione, non più gestita verticisticamente dai dirigenti, ma concepita quale comunità educante in cui tutti hanno pari diritti ed opportunità.
La spinta del ’68 non poteva che riflettersi anche nel Csi. Divenuto autonomo dall’Ac, il raggio d’azione associativo cominciò al allargarsi alle periferie cittadine, ad uscire dalle parrocchie ed includere società “laiche” e gruppi spontanei di associati. Le strutture sportive dell’oratorio, spesso ristrette, si arricchirono degli spazi comunali in cui era più facile sviluppare il basket e la pallavolo, che in questi anni vivono il loro boom.
Parallelamente al crescere e mutare dell’attività sportiva, si creano nuove forme di collaborazione con gli altri enti Sportivi: nel 1970 Csi, Aics e Libertas elaborano un documento “Lo sport come servizio sociale”. Destinato a sfociare a fine decennio in un itinerario sportivo-educativo condiviso dalle tre Associazioni Sportive.
Fu proprio questa collaborazione tra Associazioni che mutò negli anni anche il rapporto con le Federazioni: se fino il ’73 era rimasta invariata la formula dei campionati, paralleli a quelli federali, negli ultimi decenni degli anni ’70 – e poi negli anni ’80- si vanno delineando i “momenti”, nuova parola usata in luogo di “tornei”: era l’indicazione linguistica per indicare la finalità sportiva oltre la classifica. I tornei diventavano momento privilegiato di crescita, formazione e divertimento all’interno della sconfitta e della vittoria. Fu scelto quale momento conclusivo dei tornei la formula della “Festa”, quale apice associativo al termine dei tornei ed aperto a tutti gli associati e a tutte le discipline sportive.

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Nella foto a lato: emozionante incontro con Claudio Minotti, dirigente CSI negli anni ’70
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Gli anni ’80 vivono il consolidamento della svolta associativa del ’68.
Già nel 1975 il presidente provinciale Amedeo Ruffatto in occasione della festa del trentennale Csi -svoltasi nel palazzetto comunale dell’Arcella – sottolineava nel suo discorso le linee guida che caratterizzarono il Comitato negli anni a venire: la necessità di passare da un ruolo di supplenza sportiva, ad una attività regolata, programmata e organizzata, frutto della collaborazione tra Associazioni Sportive e con gli Enti pubblici, le scuole, le associazioni sportive. Sul piano politico l’istituzione delle Regioni, le leggi sull’edilizia scolastica, la delega del governo agli enti locali in materia di sport (Decreto 616/1977) , le nuove leggi sul volontariato (L.R. 46/85) e sull’associazionismo (L.R. 62/84) favorirono la partecipazione del Csi all’elaborazione di una politica per lo sport, in cui risultava centrale l’attenzione rivolta allo sport di base all’interno delle scuole e delle strutture pubbliche.
Il Csi sviluppa la propria attività potenziando il versante giovanile: le proposte under 8 e 10 di psicomotricità, la polisportività per le fasce adolescenziali quale avviamento completo allo sport.
Con il crescere dell’attenzione alle categorie giovanili, si sviluppò anche la maggiore consapevolezza della formazione sportiva per i ragazzi: nasce negli anni ’80 la figura dell’allenatore-educatore. Nel 1977 prendono il via “i corsi residenziali estivi”: settimane di formazione a Spin (Romano D’Ezzelino), Malles, Prato allo Stelvio, Pelos di Vigo di Cadore, in cui i giovani potevano acquisire le conoscenze per allenare le loro squadre giovanili e approfondire la missione formativa proposta dal Csi, conciliando sport-teoria-formazione pedagogica e divertimento.
Parallelamente ai corsi, nasce in Comitato l’esigenza di un gruppo di collaboratori “stabili” e specializzati nel versante educativo: si forma la Commissione Formazione provinciale con il compito di disegnare le linee guida educative proprie dell’anno sportivo in corso e di incontrare società, dirigenti, allenatori, giovani, cui trasmettere la passione educativa dello sport.

Il Csi Padova oggi

Gli anni ’90 assistono al coinvolgimento delle fasce “adulte” all’attività sportiva Csi: si moltiplicano le società di calcio a 11 per dilettanti, il calcio a 5, le categorie amatori e top junior per la pallavolo e la pallacanestro. Lo sport assume una fisionomia “matura”, capace di pervadere tutti gli ambiti del sociale: inizia la collaborazione fattiva con il Comune, la Provincia, la Regione e lo sport entra in contesti “difficili” quali il carcere, le case circondariali e gli istituti di istruzione specializzata.

Dal 2000 il Csi assiste ad una “stabilità” in ambito sportivo ed associativo, dovuto in parte al cambiamento più ampio che investe tutta la società. Indebolite le Chiese, messe in discussione le “regole forti”, la politica, i rapporti sociali stabili (lavorativi, matrimoniali, affettivi) e piegata anche l’ educazione all’ impulso immediato, in questo scenario che Baumann definisce “società liquida”, il Csi percepisce il bisogno di fermersi e ripensarsi. Di guardare alla propria storia, per ripercorrerla e riproporne in chiave attuale le valenze educative e formative.
Il “cuore pulsante” del Csi rimane la mission di “educare attraverso lo sport”, dando la possibilità a tutti, ai giovani ed agli adulti, a chi vuole giocare e non può (perché escluso) , a chi può giocare e non vuole (per ignoranza sportiva) di sperimentare la forza vitale dello sport.
Nel 2005 il Csi Padova vive un anno di commissariamento, superato nel 2006 grazie al commissario Danilo Furlan e dalla presidenza di Marco Illotti, rieletto nel 2008 per il prossimo quadriennio.
Oggi li Csi vuole proporsi quale Ente Sportivo capace di offrire un plus educativo alle Società Sportive e capace di entrare nella vita parrocchiale, da cui il Csi proviene e da cui non può essere indifferente per sua stessa matrice. Il legame con le parrocchie, perché lo sport venga integrato ai piani pastorali, l’ascolto delle esigenze sportive del territorio, la collaborazione con gli Enti Sportivi e Pubblici, i progetti di solidarietà, sono oggi i punti cardine attorno a cui il Comitato di Padova stà ritessendo le fila di una nuova identità, ponendosi al servizio degli sportivi padovani.