“Il tempo della riflessione e dei progetti è passata. È l’ora dell’azione. La dura gara di cui parla San Paolo è in corso. Siate pronti. È l’ora dello sforzo intenso. Anche pochi istanti possono decidere la vittoria. Guardate il vostro Gino Bartali : egli ha più volte guadagnato l’ambita maglia. Correte anche voi in questo campionato ideale, in modo da conquistare una ben più nobile palma”
(Pio XII).
Il Centro Sportivo Italiano é un’associazione senza scopo di lucro, fondata sul volontariato, che promuove lo sport come momento di educazione, di crescita, di impegno e di aggregazione sociale, ispirandosi alla visione cristiana dell’uomo e della storia nel servizio alle persone e al territorio. Tra le più antiche associazione di promozione sportiva del nostro Paese, il Csi risponde ad una domanda di sport non solo numerica ma qualificata sul piano culturale, umano e sociale. Da sempre i giovani costituiscono il suo principale punto di riferimento, anche se le attività sportive promosse sono rivolte ad ogni fascia di età.
Educare attraverso lo sport è la mission del Centro Sportivo Italiano. Questo è ormai consolidato nella prassi e nella coscienza dell’associazione a tutti i livelli. Lo sport inteso dal Csi può anche essere uno strumento di prevenzione verso alcune particolari patologie sociali quali la solitudine, le paure, i timori, i dubbi, le devianze dei più giovani.
Un’attività sportiva organizzata, continuativa, seria, promossa da educatori, allenatori, arbitri, dirigenti consapevoli del proprio “mandato” educativo, infatti, aiuta i giovani ad andare oltre, ad abbandonare gli egoismi e ad affrontare la strada della condivisione, della sperimentazione del limite, della conoscenza di sé.
Proprio per questo, il CSI prevede un’articolazione della proposta sportiva nel rispetto delle età e dei bisogni di ciascun atleta, permettendogli in tal modo di scoprire il meglio di sé, di imparare a conoscere il proprio corpo, a valorizzarlo, a stimarlo.
LA STORIA
La fondazione e Papa Pio XII
Il Centro Sportivo Italiano è la più antica associazione polisportiva attiva in Italia. Fondata nel 1944, su iniziativa della Gioventù Italiana di Azione Cattolica, nasce in seno alla FASCI (Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane) ad opera del prof. Luigi Gedda, il cui intento era quello di intraprendere la costituzione di un “organismo specializzato per lo sport” .
Pur dichiarandosi quale prosecuzione ideale della FASCI, la nuova denominazione di “Centro Sportivo Italiano” indicava una precisa apertura apostolica verso tutta la gioventù italiana e non più limitarsi alle sole associazioni sportive cattoliche.
Nell’autunno del 1944 viene approvato il primo Statuto del CSI, che pone a fondamento dell’azione associativa il fine di “sviluppare le attività sportive ed agonistiche guardando ad esse con spirito cristiano, e cioè come ad un valido mezzo di salvaguardia morale e di perfezionamento psicofisico dell’individuo”: questo sport dalla forte valenza educativa va esteso al “maggior numero possibile di individui”. È il principio cardine dell’Associazione: il CSI è promosso da cristiani, ma è aperto a tutti e collabora con quanti si impegnano per uno sport a servizio dell’uomo.
E’ Pio XII che definisce durante il Suo pontificato gli obiettivi ideali, i princìpi educativi, le finalità morali che il Csi assume come proprie.”Il tempo della riflessione e dei progetti è passata. È l’ora dell’azione. La dura gara di cui parla San Paolo è in corso. Siate pronti. È l’ora dello sforzo intenso. Anche pochi istanti possono decidere la vittoria. Guardate il vostro Gino Bartali, membro dell’Azione Cattolica: egli ha più volte guadagnato l’ambita maglia. Correte anche voi in questo campionato ideale, in modo da conquistare una ben più nobile palma” (Pio XII). Ancor oggi il Csi rimane ancorato a questo monito che pervade la coscienza formativa dell’Associazione.
Nell’immediato dopoguerra il CSI si fa promotore di innovative proposte di attività sportiva, quali i Campionati Sportivi del Lavoratore, i Campionati Studenti Medi, i Campionati Studenteschi – che promuovono la pratica sportiva nelle scuole di tutta Italia – iniziative a cui si uniscono il CONI, l’ENAL e la CGIL. Contemporaneamente si organizzano su tutto il territorio nazionale anche attività di tipo tradizionale, in accordo e collaborazione con le Federazioni Sportive Nazionali: si gioca e si gareggia dappertutto sotto i colori blu-arancio del CSI: non solo nei cortili delle Parrocchie, ma anche negli stadi, nelle piazze, sulle strade.
Nascono il Trofeo della Montagna (1946), organizzato, in collaborazione con gli Alpini, per i “militari, valligiani e cittadini”; Ju Sport, per i ragazzi dai 10 ai 14 anni; Sport Vitt e le Olimpiadi Vitt, per i giovani dai 16 ai 20 anni. Seguirà anche Arcobaleno sport: una serie di attività adatte ai ragazzi, che si articolano in otto trofei dai colori dell’arcobaleno e comprendono pallacanestro, nuoto, atletica leggera, pallavolo, calcio, rugby educativo, pattinaggio, tennistavolo.
Nell’ottobre 1955 il CSI festeggia a Roma i primi dieci anni di vita parallelamente all’ottantesimo compleanno di papa Pio XII : il Csi si presentava forte di un’organizzazione diffusa ormai in tutta la penisola: 17 Comitati regionali, 92 Comitati provinciali, 60 Comitati zonali, 3.000 Società sportive, circa 80.000 Ma il Pontefice esortava a fare ancora di più: perché lo sport, in quanto fonte di beni fisici ed etici, va proposto a tutti i giovani, soprattutto ai più disagiati. Ai giovani dell’immediato dopoguerra lo sport veniva proposto come un’alternativa esistenziale, cioè un ideale di vita coraggioso, ottimista, superiore ai meri interessi e preoccupazioni materiali: una proposta di rinnovamento totale di tutta la persona, anima e corpo, attraverso un’attività sportiva sanamente intesa. “Lievito di cristianesimo voi dunque sarete negli stadi, sulle strade, sui monti, al mare, ovunque si innalza con onore il vostro vessillo” (Pio XII).
Andava delineandosi con Pio XII il “modo d’essere” del CSI : compito dell’istituzione sportiva cattolica non è soltanto quello di agire, perseverare e conservare, ma anche quello di animare cristianamente, dal di dentro, i valori temporali, soprattutto con la forza dell’esempio.
Il CSI e la scuola
Il CSI, sin dalla sua costituzione aveva trovato largo consenso nei collegi, nelle parrocchie, in molte aziende e in particolar modo nelle scuole.
Dopo la parentesi fascista, in cui lo sport trovò colorazioni propagandistiche e militari, Il CSI alla scuola la possibilità di non essere più un tempio o una tana. Propose che i giovani alunni svolgessero attività sportiva all’aria aperta, sui campi di gioco e nei cortili: lo sport doveva entrare nella scuola o la scuola uscire nello sport.
Nella primavera del 1945 il CSI organizzò nell’Italia centro-meridionale (il Nord doveva ancora essere liberato) i Campionati per studenti medi, denominati “Trofeo CONI”. L’Associazione mise a disposizione le sue strutture tecniche ed organizzative che resero possibile organizzare anche gare locali di atletica, ciclismo, tennis, calcio, scherma, pallacanestro. L’iniziativa prese subito piede e venne approvata dal ministro della Pubblica Istruzione: l’anno successivo l’iniziativa fu promossa su tutto il territorio nazionale e nacquero i Campionati Studenteschi.
Nel 1946 il programma fu notevolmente potenziato. Sport obbligatori divennero atletica, calcio, ciclismo, ginnastica, pallacanestro; come sport facoltativi furono scelti pattinaggio, pallavolo, rugby, tennis e scherma. All’inizio i Campionati Studenteschi ebbero carattere esclusivamente locale e si esaurirono con le finali provinciali (il calcio terminava a livello locale); più tardi, nel 1950, il programma dei Campionati Studenteschi cominciò a comprendere le finali nazionali, aperte a selezioni provinciali.
Lo sport esce nelle piazze: il Giubileo del 2000
Nel 30 anni successivi alla fondazione iL Csi continuva la propria crescita, la collaborazione nelle scuole, la diffusione in tutto il territorio italiano, sotto los guardo simpatizzante di Paolo VI.
Nasce un nuovo modo di coniugare lo sport, in forma polisportiva, con i contenuti, gli ideali, i problemi e le prospettive che saldano lo sport alla crescita dell’uomo e alla sua posizione nella società. Lo sport esce dallo stadio per entrare nella piazza e la piazza diventa stadio. Nasce lo slogan “Stadium: lo sport incontra la piazza”, con il quale si è voluto dare un significato all’intreccio simbolico dei due termini “stadio” e “piazza”, intesa quest’ultima come punto d’incontro della gente dove lo sport può essere davvero per tutti.
In occasione del Giubileo del 2000, iL Csi rielabora la propria idea di “sport in piazza” espandendone i confini geografici. Ne nasce la Maratona “Correre sulle orme di San Paolo” che, partendo da Gerusalemme, ha ripercorso l’itinerario compiuto dall’apostolo Paolo nella sua missione di evangelizzazione, sino a raggiungere Roma, luogo del suo martirio, con una distanza di 1.100 chilometri in 20 tappe. Vi hanno preso parte atleti cristiani, ebrei, musulmani, che hanno portato una simbolica fiaccola della pace, accesa a Gerusalemme, sino a Piazza San Pietro in Roma nella notte del 31 dicembre 1999, dove erano ad attenderla migliaia di giovani.
Il Csi vedeva finalmente la realizzazione della propria apertura apostolica, in cui lo sport è non solo declinazione dell’uomo, ma lo sport diviene elemento che fa dell’uomo un individuo unico nella storia del Suo Paese.